L’esilio volontario di Carlo Cattaneo a Lugano

Il vecchio Liceo di Lugano, abbattuto nel 1906.

Il secondo appuntamento dell’Associazione Carlo Cattaneo di Lugano, svoltosi ieri all’Università della Svizzera Italiana, ha riscontrato una grande affluenza di pubblico, accorso ad assistere alle conferenze di tre importanti studiosi: Pietro Montorfani (Direttore dell’Archivio Storico di Lugano), Franco Masoni (Presidente d’onore dell’associazione promotrice, nonché Presidente del Comitato italosvizzero per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo) e Giovanni Ventimiglia (Professore di Filosofia teoretica all’Università di Lucerna e di Filosofia Medievale all’USI). I relatori si sono concentrati sul soggiorno luganese di Cattaneo e, in particolare, sulle lezioni di Filosofia da lui tenute al Liceo cantonale.

Pietro Montorfani ha condotto un brillante intervento sull’arrivo di Cattaneo a Lugano, nel quale, tramite l’attenta scelta delle epistole dello stesso, alcune foto dell’epoca e materiali d’archivio, è stato capace di restituire al pubblico lo stato d’animo con cui l’intellettuale milanese giunse a Lugano, e, insieme, come si presentava la città all’epoca. Cattaneo arriva a Lugano nel 1849, un anno dopo il fallimento delle Cinque giornate di Milano, e il conseguente ritorno degli austriaci. L’eclettico studioso decide di stabilirsi qui perché, come dichiarato dallo stesso in una lettera destinata al milanese Francesco Restelli, «io posso farmi utile alla causa quando mi si lasci lavorare nel mio angolo e a modo mio» (17 febbraio 1849). Sebbene, nota Montorfani, Cattaneo inizialmente progettasse di stabilirsi in Inghilterra o a Parigi, è proprio a Lugano che troverà la tranquillità che cercava per poter proseguire i suoi studi. Illustri personalità dell’epoca si prodigarono infatti per favorire la sua permanenza. Dapprima Stefano Franscini e, in un secondo momento, Pietro Peri lo accolsero nelle loro case: la prima si trovava nel centro di Lugano (in Via Pretorio) mentre la seconda, ove Cattaneo alloggia dal 1849 sino alla morte, era sita in aperta campagna, a Castagnola. Anche i fratelli Ciani si mossero per Cattaneo: Giacomo in veste di tipografo, mentre Filippo, affidandogli la cattedra di Filosofia presso il Liceo di Lugano. Infine, l’allora sindaco di Lugano, Giacomo Luvini Perseghini garantisce per lui affinché ottenga il permesso di dimora in città, mentre il facoltoso Abbondio Chialiva, proprietario dell’imponente Villa Tanzina (di cui oggi rimane testimonianza del busto di George Washington collocato nel tempietto sul lungolago) gli fu molto vicino emotivamente ed economicamente. Si capisce dunque che Cattaneo, in Ticino, non fu trattato come un esule qualunque. L’intellettuale milanese, conclude Montorfani, ebbe una complessa parabola professionale, ma fu soprattutto un insegnante: per ben 15 anni al Ginnasio comunale di Santa Marta di Milano (1821-1835) e per altri 14 al Liceo di Lugano (1852-1865).

Ed è proprio sulle lezioni qui tenute da Cattaneo, e in particolare sulla Prolusione al corso luganese di Filosofia, che si è dedicato Franco Masoni. Il documento, redatto per Filippo Ciani, che gli aveva affidato il progetto per una riforma dell’insegnamento del Ticino, è scritto in occasione dell’inaugurazione del Liceo di Lugano e quindi del suo corso di Filosofia. Scritto in veste di rettore mancato (incarico che Cattaneo rifiuta, non volendo ricoprire cariche di comando), si inserisce perfettamente nelle polemiche che animavano il Ticino: l’irrigidirsi del pontificato di Pio IX, e soprattutto la tensione che vedeva scontrarsi radicali, fusionisti e cattolici. Cattaneo, nella sua prolusione, dichiara che il clero ha impedito le scienze e l’apertura dell’umanità verso il progresso. Inoltre, accogliendo l’insegnamento di Romagnosi e Vico, si pone in aperta polemica anche con la filosofia idealista, propugnando l’idea che non è la mente singola, bensì l’unione delle menti associate capace di generare importanti idee.

Su questa tematica si è inserito perfettamente l’interessante intervento di Giovanni Ventimiglia, il quale ha commentato un quaderno di un allievo di Cattaneo, Antonio Battaglini, studente del Liceo cantonale. Da questi appunti emerge proprio questa idea, ossia che la scienza è l’unione di più intelletti. Ulteriori interessanti tematiche sono state messe in luce da Ventimiglia, il quale ha mostrato che Cattaneo dette degli insegnamenti che segnarono dei punti di svolta fondamentali. Innanzitutto l’intellettuale milanese, in un’epoca in cui si pensava che la filosofia dovesse studiare solo la metafisica, ritiene invece che si debba occupare anche dell’uomo. Cattaneo invita inoltre i suoi studenti a diffidare dell’idealismo, sostenendo l’importanza di studiare le varie idee che i singoli e i popoli hanno elaborato, e di superare i limiti della dottrina della reminiscenza di Platone, propugnando la tesi che sia necessario credere nella perfettibilità dell’uomo, e non nella sua degradazione. La vera ideologia per Cattaneo era l’ideologia sperimentale, che comprendeva alcuni filosofi che dialogano con la scienza, ossia quella che ad oggi è chiamata la filosofia analitica del linguaggio, e che è stata introdotta dallo stesso Ventimiglia a Lugano.

Lucrezia Greppi

 

n/a