Lingua Madre, gli appuntamenti della settimana

“Metastasis” di Gabriele Marangoni. © Roberto Tonelli

Lingua Madre – capsule per il futuro, il progetto ideato dal direttore artistico del LAC Carmelo Rifici e dalla direttrice artistica del FIT Festival Paola Tripoli – prosegue con una settimana ricca di appuntamenti: la conferenza sull’intelligenza artificiale Umani, noi non vi distruggeremo, Uncanny Valley di Stefan Kaegi, Aéras creazione sonora di Gabriele Marangoni e la prima parte di Un rito di passaggio, ideato e scritto da Angela Dematté. I contenuti di Lingua Madre sono accessibili gratuitamente sul sito del LAC.

 

Umani, noi non vi distruggeremo

Martedì 20 aprile, dalle ore 09.00

Era l’ormai lontano 1956 quando un gruppo di ricercatori negli Stati Uniti capitanato da John McCarthy nel corso di una conferenza ipotizzò di poter creare in due mesi una macchina in grado di simulare ogni aspetto dell’apprendimento e dell’intelligenza umana. A che punto siamo oggi? Ripercorriamo le tappe di questa sfida a partire dai primi tentativi di traduzione automatica da una lingua ad un’altra attraverso la manipolazione di simboli, fino ai recenti risultati che utilizzano un approccio nuovo e completamente diverso: creare un cervello artificiale fatto di neuroni e sinapsi elettroniche e addestrarlo con degli esempi. L’incontro, che trae il titolo da un articolo apparso sul quotidiano britannico The Guardian, sarà animato dal Prof. Luca Maria Gambadella, prorettore all’innovazione e alle relazioni aziendali, professore ordinario presso la Facoltà di Informatica e membro dell’IDSIA, Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale USI-SUPSI che ha diretto dal 1995 al 2020, prorettore all’innovazione e docente presso la Facoltà di Informatica dell’USI dove dirige il Master in Intelligenza Artificiale.

 

Uncanny Calley

Giovedì 22 aprile, dalle ore 20.00 alle 23.00

Stefan Kaegi (Rimini Protokoll) affronta il tema degli androidi e della loro inquietante somiglianza agli esseri umani, lavorando per la prima volta con uno scrittore e drammaturgo, Thomas Melle, che è stato “copiato” in un doppio animatronico. Questo umanoide prende il posto dell’autore e indaga la relazione tra copia e originale. Cosa succede all’originale quando la copia prende il sopravvento? Il video, in lingua inglese, con sottotitoli italiani, documenta l’omonimo lavoro teatrale.

 

Aéras

Venerdì 23 aprile, dalle ore 09.00

Si tratta della prima creazione sonora del progetto “Metastasis”, che si declina in tre opere video e tre creazioni sonore, in cui il compositore Gabriele Marangoni punta l’attenzione sulla morte del pianeta terra a causa dell’inquinamento. «Siamo diventati la metastasi del nostro stesso organismo vivente – dichiara Marangoni – ad ogni spostamento ampliamo il cancro, soffochiamo il respiro, distruggiamo, passo dopo passo, l’epidermide che ci protegge». Le tre creazioni audio (Aéras ve 23.04, Chaos ve 07.05 e Phanes ve 21.05) prevedono l’ascolto in cuffia secondo specifiche modalità di fruizione, per avvicinare l’ascoltatore all’ambiente che lo circonda, passando dal traffico urbano, all’acqua, a spazi naturali aperti. Il connubio ascolto-ambiente diventa così parte integrante dell’opera e ispirazione per la costruzione sonora affidata a alle voci di Francesca Della Monica e Nello Provenzano, ai live electronics e alla regia del suono di Damiano Meacci.

 

Un rito di passaggio

Sabato 24 aprile, dalle ore 09.00

Il documentario in tre puntate (sa 24.04, 1.05, 8.05) di Angela Dematté traduce in forma artistica una riflessione sul rito funebre nell’attimo della sua negazione; è un viaggio intimo e universale al contempo, in cui l’autrice riflette su di sé e sull’altro da sé e lo fa grazie al lavoro di due attrici che la rappresentano, Beatrice Vecchione e Betty Colombo. «L’essere umano occidentale – afferma Dematté – non può più comprendere, forse, la funzione del rituale. Non riesce più a distinguere tra linguaggio simbolico e linguaggio manipolatorio. Ma la necessità di uscire da questa confusione è dentro di noi, come si riesce bene ad intravedere nelle conversazioni raccolte e nelle proiezioni intime, nei sogni rivelatori e nelle coincidenze misteriose avvenute durante questa indagine. (…) La sfida che mi pongo, in ultimo, è quella di riagganciare la dimensione immersiva e dionisiaca dell’immagine ad una mia, e forse nostra, possibile “parola”, di ridare idiomi e radici cioè ad una voce interiore persa nel caos di sentimenti ed emozioni che non sa più nominare».

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