Movimenti sursilvani di Giuseppe Valli (II)
Cathomen e la lezione di romancio
Allora, come da tradizione, il sabato mattina verso le undici, un po’ dopo a dire il vero, il bicchiere di rosso alla bottega Ferrazzini a Chiasso. Col coronavirus le abitudini sono cambiate, con conseguente riduzione e rimescolamento delle presenze. Così ho ritrovato un cliente dell’epoca conosciuto come Cathomen. Qualche frase di circostanza, poi tutto finiva lì, anche se mi aveva indirizzato perentoriamente verso l’acquisto degli zwieback prodotti a Thusis, Laim’s invece dei soliti Hug. Quando un tema mi prende, poi lo riverso su chi mi capita a tiro. Ma che sorpresa! Cathomen è romancio. Così mi sono avventato su di lui per farmi raccontare. Mi ha messo subito un po’ in riga sui capuns, non sono così pesanti come sostengo, anzi. E poi mi ha detto dei maluns, altro piatto tipico, di cui nulla sapevo. È a base di patate e nella preparazione iniziale ricordano i rösti. Approfitto delle indicazioni del sito www.myswitzerland.ch
Sono una delle pietanze più famose e rappresentative della cucina tradizionale grigionese. I Maluns vengono realizzati utilizzando patate grattuggiate, arrostite nel burro con la farina. Ottimo l’abbinamento con un buon pezzo di formaggio d’alpe, purè di mele o anche semplicemente con una tazza di caffelatte. Una colazione contadina sostanziosa, proprio come ai vecchi tempi!
Sul romancio piccola lezione iniziale: le consonanti finali si pronunciano. Quindi Cariget non si pronuncia alla francese, ma proprio con la t conclusiva in bella evidenza. Alois famoso artista, il fratello invece come attore. Naturalmente sapeva tutto di Sialm e di Segnas come pure del museo di Trums e della lega grigia. Qui vi è la storia di un albero piantato sotto il quale avvenne il giuramento. Si diceva castagno, ma non è possibile. Un acero, ho scoperto. Ma la vera scoperta è stata su Alpsu, il nome del ristorante-albergo di Disentis. Per Cathomen i migliori capuns dell’universo. Non così improbabile visto che i capuns si consumano solo in Surselva. Garantisce sui titolari, che conosce personalmente. Ma la grande scoperta è legata al nome, Alpsu, che mi era sembrato strano da subito. Grazie al buon Cathomen tutto si è risolto in un attimo con chiarezza cristallina. Alpsu non è nient’altro che l’equivalente romancio di Oberalp, nel senso del passo. In tedesco, è facile capire che tagliando il nome composto, esce ober e alp. Alp ovviamente alpeggio. Ober che sta sopra, superiore. In romancio, Alp di nuovo alpeggio, e su che sta in alto. Insomma, l’alpeggio più alto. Niente di più nitido e trasparente, come l’acqua del Reno Anteriore che attraversa la Surselva.
Le porte e le poste di Ilanz/Glion
Questa volta la Surselva l’ho presa dal basso, di ritorno da Obermutten, un nucleo di sconvolgente bellezza su cui sarà il caso di scrivere quanto prima. Lo si raggiunge comunque da Thusis, e quindi al ritorno invece di salire sulla consueta autopostale per Bellinzona, alla stazione sono salito sullo splendido trenino rosso, ho beccato una composizione nuovissima, di un rosso luccicante, vetrate invece di finestrini. Più che un treno, un salotto in movimento con vista panoramica. Allora, direzione Coira, poi si cambia a Tamins-Reichenau e la Surselva è lì, dopo le bianche gole del Reno, Ruinalta insomma, il grande canyon svizzero, che è stata una gioia ritrovare. Ricordo di averlo percorso anni fa senza nessuna cognizione, ma adesso che ho saputo, è un altro impatto. Risalendo la bassa Surselva/Glion c’è Ilanz dove sono sceso. Avevo un vaghissimo ricordo perché lì avevo preso l’autopostale per Vrin, in cima alla val Lumnezia, la valle della luce. Appena sceso alla stazione posta e via. E invece Ilanz merita un paio d’ore. Anche un’oretta può bastare, ma si è lì attaccati all’orologio. La parte vecchia è decisamente ricca di fascino, con queste porte di accesso che testimoniano l’importanza del luogo nel passato. Mi è rimasta impressa quella in alto, che chiude l’abitato verso montagna. La faccio breve, quando ci sono pezzi perfetti già prodotti inutile sprecare energie per repliche sgonfie. Ecco da www.schweizmobil.ch/it/svizzera-a-piedi/servizi/localita/ort-0309.html uno stuzzichino storico. Un frammento lo inserisco però subito.
La “Städtli” è il centro storico di Ilanz. Qui si trovano edifici di grande pregio risalenti al XVI e XVII secolo, con interni barocchi. Delle quattro antiche porte della città sono ancora oggi visitabili la Rote Tor e l’Obertor, quest’ultima simbolo della località. Dal ponte sul Reno di Ilanz, la vista dell’acqua che scorre fino a raggiungere il lontano Mare del Nord suscita una strana emozione.
In ogni caso per cominciare Ilanz, Glion in romancio, sorprende in bene già alla stazione. È uno scalo importante, arrivando dal basso al binario uno, spazio in abbondanza per i viaggiatori e poi a pochi metri, schierate con un ordine perfetto, al centro della piazza, come soldati in parata d’onore, una bella schiera di autopostali pronte per consegnarvi ad una località vicina. Non mi è potuta sfuggire quella per Vrin, che mi ha fatto ripartire una voglia intensa. Poi appena dietro un mini centro commerciale di cui non posso parlare che bene. Se il tempo è scarso, io avevo un’ora, è perfetto per acquisti rapidissimi. Ma prima in ogni caso salire nella città vecchia e gustarsela, scoprendo la storia dei palazzi che hanno una bella scheda di presentazione sulla facciata, ma ahimè solo in tedesco e in romancio. Mica facile capire i dettagli! In ogni caso si arriva agevolmente alla Obertor, Porta Sura in romancio, che risale al Cinquecento, 1513 per la precisione, con una sopraelevazione nel 1713. La ricchezza dello storico tessuto urbano si spiega anche con il fatto che Ilanz/Glion era con Davos e Coira una delle tre antiche capitali della Lega Grigia. In un’ora non si fanno miracoli, ma concedetemi di segnalare casa Casutt. In origine un albergo, oggi solo ristorante con sala importante e di grande eleganza e immagino dai menù raffinati, ma anche con la sezione osteria, con piatto del giorno a prezzi più che ragionevoli attorno a venti franchi. Io sono entrato per un dolce, una buona torta al cioccolato, ma soprattutto per un passaggio alla toilette, davvero cinque stelle! Trovate tutto sul web: www.casacasutt.ch
PT, ovvero praticità turistiche
Queste proposte ci stanno in tre giorni. È possibile considerare il pernottamento in albergo. Le possibilità non mancano. Oltre all’abbazia di cui si è scritto, segnalo l’hotel Alpsu a Disentis, di classe media ottimamente posizionato, con una conduzione molto professionale e sorridente; l’hotel Krüzli a Sedrun, sulla strada principale, ha camere con vista e colazione servita al tavolo con grande attenzione già porzionata. Qui ho pernottato, ma vi sono una moltitudine di opzioni. È anche possibile il viaggio ripetuto di un giorno. Con la carta giornaliera ci si può sbizzarrire con modica spesa. La pasticceria Goldmann a conduzione familiare nel nucleo di Disentis propone dolci locali come il Bündner Birnenbrot, a base di pere, perfetto per portarsi a casa un sapore sursilvano. Il piatto principe della regione sono i capuns: foglie di bietola che ospitano un ripieno non propriamente vegano. Vengono proposti ovunque e almeno una volta occorre assaggiarli. E poi ovviamente la carne secca e insaccati vari. Sialm a Segnas ha pure un gran frigorifero esterno e applicazione twint per acquisto fuori orario. E pure servizio di vendita on line. Segno dei tempi! L’unico ristorante testato è a Trun, in uno stabile carico di storia dalle facciate in stile engadinese e con interni in legno molto vissuti. Chi scrive ha pranzato nel giardino esterno all’ombra e nel silenzio protetto dalla strada, ambiente deliziosamente rustico con una gallina libera a far compagnia così da rendere il tutto deliziosamente bucolico. Buona cucina a prezzi ragionevoli. È l’albergo ristorante Tödi, www.casa-toedi.ch, che deve il suo nome alla vetta di 3614 metri, confine tra Glarona e Grigioni. Quanto al viaggio privilegiare ovviamente i mezzi pubblici. Due varianti: finché il passo del Lucomagno è transitabile, da Biasca si risale la val di Blenio e poi si scende agevolmente a Disentis. In inverno però questa possibilità cade. Molto veloce comunque anche l’itinerario col treno. Linea del Gottardo fino a Göschenen e poi da lì ci si muove sui treni rossi. In un attimo si è ad Andermatt e poi via verso l’Oberalp. Volendo una terza variante: passo del San Bernardino con la posta e poi giù fino a Thusis e da lì si risale via Coira la vallata del Reno. Ogni dettaglio sull’applicazione mobile FFS di agevolissima consultazione. Come anticipato il soggiorno sursilvano è avvenuto nella stagione estiva, tra agosto e settembre. Dopo le ferie natalizie e prima di quelle di carnevale con il grande bianco non potrà che entusiasmare.
Grazie a
Orio per il suggerimento del museo di Trun e la visita alla mostra Cariget,
Marco per la dritta sul monte Tödi
Donatella per il perentorio invito a visitare la cappella di Zumthor
(2. Fine)