Nara: dai cerbiatti al Grande Buddha

24 luglio – Anche questa volta, nel paese simbolo dell’alta velocità, ho preso un trenino regionale che ci ha messo un’ora per fare quaranta chilometri, tale è la distanza tra Kyoto e Nara questa storica cittadina, prima capitale stabile dell’impero che vanta numerosi siti Unesco.

I numerosi cervi liberi a Nara

Il panorama dal finestrino non è un granché, passano paesi abbastanza anonimi con qualche interruzione di verde. E anche l’impatto con la meta lo trovo sorprendente non in positivo, moderna la stazione, come la trafficata via centrale che conduce verso la collina.

In mezzo ai prati e tra gli alberi il discorso cambia: in un recinto un piccolo ed elegante cerbiatto, ma poi ne incontrerò numerosissimi e ovunque attorno ai templi, famigliole intere con i piccoli, abituati all’essere umano, si fanno accarezzare, vengono vicini, mansueti all’apparenza, anche se ci sono cartelli che avvertono dei possibili attacchi se troppo disturbati, soprattutto dai bambini. In tale quantità (pare che ce ne siano 1200) e così liberi non ne avevo mai visti.

 

Il tempio buddhista Tōdai-ji

Sul percorso non si possono non notare la pagoda a cinque piani (la seconda più alta del Giappone) e quella a tre.

Ammiro, ma proseguo per raggiungere il punto più attrattivo di questo luogo, il famoso Tōdai-ji, dove si trova il Daibutsu, il Grande Buddha, una delle statue di bronzo (e oro) più grande del mondo; l’originale era risalente al 728, ma è stata riforgiata in epoca Edo, più di 16 metri di altezza.

La sala che lo contiene è il più grande edificio in legno del mondo. Qui trovo folla ma non faccio coda per il biglietto. E naturalmente di fronte a questo colosso si resta senza altri commenti da fare.

 

Il Grande Buddha 

Questo sarebbe il padre di tutti i Buddha e di tutti mondi. L’ambiente è troppo chiassoso e commerciale, zeppo dei soliti venditori per turisti.

E poi bambini e adulti, come fossero in un luna park, sembrano più interessati al foro di un palo, dietro al Buddha: la dimensione del buco è quella di una narice della statua e, secondo la leggenda, chi riesce a passarci attraverso, riceve l’illuminazione. Ma non mi sembra che la gente intenta a questo sforzo pensi di raggiungere un alcunché di spirituale.

L’annesso museo è interessante e completa la storia, con altre rappresentazioni e immagini, tra cui la dea dalle mille braccia… Uscendo attraverso il portale mi soffermo a guardare le impressionanti statue Niō, ferocissimi guardiani del tempio.

 

Il giardino Isui-en 

Oggi fa veramente caldo, il sole splende e si superano i trenta gradi, per fortuna ci sono anche ombra e fontane con cui rinfrescarsi. Ma trovo i giardini Isui-en, fondati da privati, splendidi anche loro, tra sentieri, laghetti e diverse case del tè. Una pausa rigenerante. Accanto c’è un museo, edificio progettato dall’architetto Tohata Kenzo, sole due sale, pochi oggetti ma molto raffinati, preziosi, alcuni antichissimi, risalenti a 2000 anni prima di Cristo.

Faccio anche una interruzione per prendere un gelato al tè verde, ma conta la scenografia soprattutto, uno di quei luoghi in cui si entra scalzi, ci si accomoda su poltroncine basse davanti a piccoli tavolini e si è serviti, con cura dei dettagli, in una concentrazione d’altri tempi.

 

Pagoda a cinque piani

Proseguo verso templi a cui si accede attraverso lunghe scalinate, come il Nigatsu-dō, complesso di edifici a pagoda, da una terrazza si gode una bella vista. Faccio una passeggiata verso il Kasuga-taisha, ma qui mi accorgo di non avere più una mappetta con appunti, piantine e, soprattutto il Japan Rail Pass, torno allora indietro, penso di averla dimenticata sulla terrazza, appoggiata per scattare foto. Lì non la trovo, ma chiedo ad un monaco al botteghino che capisce immediatamente cosa voglio e me la porge. Anche questo è Giappone.

Torno attraverso i prati e incontro di nuovo i cervi (che per la verità erano sempre presenti, ma qui, vicino alla pagoda a cinque piani sono particolarmente numerosi e ancora di più verso sera, rispetto a quando sono passata questa mattina.

Lungo il percorso verso la stazione ci sono numerosi ristoranti, ma mi domando: dove sono finite le sale da tè giapponesi? A parte quelle dei giardini, ne ho viste poche di veramente autentiche. Ma forse non erano comprese nei miei itinerari.

Giappone 5. Continua

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