Natalino Balasso in Arlecchino servitore di due padroni, sul palco di Locarno
Appuntamento al Teatro di Locarno alle 20:30 nelle giornate di martedì 13 e mercoledì 14 novembre, con l’opera senza tempo «Arlecchino servitore di due padroni» del maestro Carlo Goldoni. Con Natalino Balasso e la regia di Valerio Binasco, direttore del Teatro Stabile di Torino. Alle 18:00 di martedì, sarà inoltre possibile incontrare Balasso e tutto il cast dello spettacolo in un aperitivo offerto presso la Biblioteca cantonale di Palazzo Morettini.
Torna Arlecchino ma senza il costume dalle pezze multicolori, senza volteggi spericolati, senza maschera e senza commedia dell’arte. L’Arlecchino di Valerio Binasco è sì quello di Goldoni ma con l’abito degli interpreti che potrebbe essere definito quasi contemporaneo. Sono dunque dei borghesi che si affannano per la loro vita, per il loro denaro e per far fare quel che si dice un buon matrimonio ai loro figli. Una regia che mette in scena un testo corale e di forte impatto, creando uno spettacolo che proietta gli spettatori in una dimensione giocosa e leggera, costruita come un set cinematografico: battute fulminanti, movimenti energici, causticità e forti momenti di suspense sono gli elementi intorno ai quali ruota il congegno teatrale. Con una scenografia leggera di pannelli e teli dipinti calati dalla graticcia, con le porte, vere, di legno, ma incardinate nel vuoto, con musiche icastiche e mai predominanti, con una recitazione sfrontata, schietta, rapida e fresca, adeguatamente ritmata, miscelando il dialetto veneto (ma del tutto comprensibile) all’italiano, in una cornice anni ‘60, questo Arlecchino tocca e porta via per quelle tre ore scarse di durata, che non si sente.
È un poveraccio dei giorni nostri, che si deve inventare un doppio lavoro per sbarcare il lunario, Natalino Balasso che ha i piedi ben piantati per terra, forte e terragno, che non gira di qua e di là come una trottola, ma osserva i signori che serve (ne serve, come ben si sa, addirittura due, usando anche il nome di Pasquale) con una certa saggezza, quasi compatendoli. E Balasso, statuario, dai silenzi opportuni, è bravo. Come lo sono anche i numerosi interpreti del cast. Questo è un Arlecchino tutto diverso, misterioso e piacevolmente da scoprire. Senza toppe, smascherato, flemmatico. Arlecchino con l’espressione del viso, con i muscoli facciali restituisce la fissità del tipo. Storia di amori contrastati, di donne all’inseguimento dell’emancipazione, di violenze e inganni, di una messe di sotterfugi per raggranellare qualche spicciolo o cibaria o comodità in più. Un contesto menzognero e meschino, in fondo mesto, e che il lavoro restituisce con onestà, perché non solo di risate è fatta questa commedia amara, pur contenendone tante. Allestimento a più livelli e ricco, per l’evidente soddisfazione del pubblico, scevro di giudizi preconfezionati.
Per info: Teatro di Locarno