Nell’anno del COVID 5% operatori culturali in meno

Durante la pandemia di COVID-19 nel 2020, il numero di operatori culturali è sceso del 4,7% rispetto all’anno precedente. Le donne e le persone attive in ambito culturale con lavori a tempo parziale sono state colpite più pesantemente da questo calo. Nei Comuni rurali è stata inoltre registrata una contrazione maggiore di quasi tre volte rispetto a quella osservata nelle città, stando ai dati forniti dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Nel 2020 le persone attive in Svizzera come operatori culturali erano 298 000, il che corrisponde a una diminuzione del 4,7% rispetto al 2019, anno in cui se ne contavano 312 000. Si tratta del calo maggiore registrato dal 2010.

Se si considerano gli operatori culturali occupati, vale a dire le persone attive escluse quelle disoccupate secondo la definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), la diminuzione è stata addirittura del 5,2%. La tendenza è quindi molto più marcata rispetto al totale della popolazione residente occupata in Svizzera (–0,2%) ed è all’incirca uguale a quella del settore alberghiero e della ristorazione (–5,1%).

Per le persone occupate con professioni culturali nel settore della cultura (ad es. musicista in un’orchestra), il calo è stato abbastanza contenuto (–1,8%), ma per quanto riguarda le professioni non culturali nel settore della cultura (ad es. contabile di un teatro) la diminuzione, pari al –6,0%, è stata molto più pronunciata, e per le professioni di tipo culturale al di fuori del settore della cultura (ad es. graphic designer in una banca) la contrazione è stata addirittura maggiore, attestandosi al –7,8%.

Aumento delle persone disoccupate tra gli operatori culturali

La proporzione di operatori culturali disoccupati, secondo la definizione dell’ILO, è aumentata di 0,6 punti percentuali (dal 3,2% nel 2019 al 3,8% nel 2020), in modo quindi più netto rispetto a quanto osservato per la popolazione attiva totale (+0,4 punti percentuali; dal 4,4 al 4,8%). L’aumento del numero di persone disoccupate è stato più alto per le professioni culturali al di fuori del settore culturale (+1,0 punti percentuali).

Alcuni gruppi sono stati maggiormente colpiti

Tra il 2019 e il 2020, il numero di operatori culturali è diminuito più tra le donne che tra gli uomini  (–4,8% contro –4,5%), e la diminuzione è stata più marcata tra gli operatori culturali svizzeri che tra quelli stranieri (–4,9% contro –3,7%). Inoltre, gli operatori culturali con un lavoro a tempo pieno (–3,1%) sono stati leggermente meno colpiti rispetto a quelli con un lavoro a tempo parziale (–6,3% per grado di occupazione del 50–89% e –8,5% per un grado inferiore al 50%).

Anche gli operatori culturali che svolgono l’attività da un anno o meno (–15,2%) sono stati colpiti dalla diminuzione più pesantemente rispetto a quelli occupati da un periodo di tempo maggiore (–3,4%). Un calo molto forte è stato registrato per i lavoratori indipendenti che esercitano una professione culturale al di fuori del settore culturale: tra il 2019 e il 2020 il loro numero si è ridotto del 17,2%.

Notevoli differenze regionali

Nelle aree urbane, il numero di persone attive che lavorano nel settore culturale è sceso del 4,4%, mentre nei Comuni rurali il calo è stato quasi tre volte superiore (–12,4%). La ripartizione per Grandi Regioni mostra che la regione del Lemano (–6,2%), l’Espace Mittelland (–6,3%) e soprattutto il Ticino (–11,0%), la Svizzera orientale (–12,9%) e la Svizzera centrale (–13,0%) sono state più colpite della Svizzera nordoccidentale (+0,3%) e di Zurigo (+3,6%). Quest’ultima è la Grande Regione in cui tra il 2010 e il 2019 il numero di operatori culturali era aumentato in modo di gran lunga più marcato (+20,9%).

 

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