«Offriamo una ricchezza a misura d’uomo»
A partire dal 15 agosto nel locarnese torna Il Castello incantato, Festival internazionale di teatro di figura. Abbiamo chiesto alla direttrice del Teatro dei Fauni Santuzza Oberholzer che cosa ci propone questa 20esima edizione e perché è un’occasione da non perdere.
Locarno non è solo la città del Festival del Film. Non tutti sanno, infatti, che in questi giorni incomincia Il castello incantato, Festival internazionale di teatro di figura nato nel 1998. L’apertura ufficiale degli eventi si terrà il 15 agosto a Gerra Gambarogno con lo spettacolo senza parole Vita dell’artista spagnolo Javier Aranda. La qualità degli spettacoli proposti si coniuga con la cornice suggestiva scelta per l’occasione: dalle piazzette dei villaggi, sulle rive del Lago Maggiore, alle Valli e o la corte del Castello Visconteo; tutto questo richiama da sempre alla manifestazione un pubblico numeroso. Il carattere popolare delle rappresentazioni, l’accoglienza informale e festosa rendono inoltre le serate interessanti anche per chi non frequenta i teatri.
Il confronto tra tradizione e innovazione nel teatro di figura è uno dei temi principali del Festival. Gli spettacoli proposti comprendono infatti dalle produzioni di teatro di burattini e marionette tradizionali a spettacoli in cui quest’arte si mescola con altri generi di arte scenica (attori, musica dal vivo, danza). Ne abbiamo parlato con la Direttrice artistica Santuzza Oberholzer, anche responsabile del Teatro dei Fauni, cui il Festival fa capo:
«Per Locarno questo Festival è un plusvalore. Attraverso gli spettacoli proponiamo dei temi universali che raggiungano persone di ogni età. Ricerchiamo per questo un linguaggio a più livelli, che possa parlare al cuore dei più piccoli ma anche degli adulti. Gli eventi, che si svolgono sparsamente in 7 comuni del Locarnese – 16 rappresentazioni – sono tutti gratuiti, grazie ai contributi che la manifestazione riceve. Cerchiamo di diffondere il teatro come una volta, in modo popolare. Questo non significa però essere “regionali”: accogliamo artisti da tutto il mondo, quest’anno in particolare, per il 20esimo del Festival, da Spagna, Cile, Argentina. Da 33 anni, inoltre, il Teatro dei Fauni fa ricerca sul teatro di figura; sulla scena portiamo le nostre innovazioni. Così, potete trovare tanto spettacoli con le marionette a filo quanto con il gioppino bergamasco; offriamo veramente diverse cose».
Quali sono le novità di quest’anno?
«Anzitutto lo spettacolo iniziale, Vita (mercoledì 15 agosto, alle 21 al Delta Valle di Gerra Gambarogno), che racconta senza parole il grande ciclo dell’esistenza umana, dalla nascita passando per l’adolescenza, l’innamoramento, fino al declino. Lo fa con tutti gli ingredienti del gran teatro universale: con tenerezza, comicità, emozione, intelligenza, ritmo e molta ironia che permette una lettura a più livelli. L’autore, Javier Aranda, si è formato alla Escuela de Teatro de Zaragoza, ha lavorato con Teatro del Temple, Teatro Arbolé, Teatro Gayarre, Centro Dramático de Aragón e nel cinema. Ha così sviluppato un’originale ricerca sul rapporto con l’oggetto. Il 19 agosto, alle 17.30 a Sonogno, inoltre, mi cimenterò anch’io in uno spettacolo, che ha ricevuto il premio Città dell’Habana a Cuba. Racconta di una donna che viveva nel bosco, mangiava i suoi frutti ed era felice. Un giorno si accorse che il bosco era andato via, mise le sue storie in una valigia e andò a cercarlo. Nella sua valigia i sentimenti si trasformano in personaggi. Il drago si innamora dell’uccello migratore e si arrabbia con i folletti dispettosi; c’è chi è geloso, chi parte, chi torna, chi ne approfitta e chi canta. Dalla valigia nascono scene di figure che si esprimono con suoni o musiche. È lo spettacolo più longevo del Teatro dei Fauni, che vale la pena rivedere. Inoltre, non mi perderei la chiusura, l’8 settembre, che vedrà la Piazza del Palacinema di Locarno trasformata ne Il Paese dei Balocchi, grande palcoscenico e parco giochi all’aperto».
È facile avvicinare la gente al mondo dei burattini?
«Da parte nostra facciamo uno sforzo in questo senso, concedendo ampio spazio alla proposta di diversi laboratori per conoscere da dentro il mondo dei burattini. Dal 27 al 31 agosto, presso la sede del Teatro dei Fauni (via Morettina 2) vi sarà tutte le mattine un laboratorio di costruzione e animazione con la burattinaia del Teatro, Vivky De Stefanis, per ragazzi dai 6 ai 12 anni. Ugualmente il 1 settembre con Walter Broggini. Le iscrizioni sono ancora aperte. Nelle date del 15, 18, 29 agosto e 7 settembre, alle ore 20.00, nei luoghi di spettacolo, verranno inoltre proposti Laboratori di costruzione di burattini al volo per tutti. In un’ora ragazzi e adulti potranno costruire una marionetta o un burattino semplice da portarsi a casa. La tecnica e i materiali proposti saranno ogni volta diversi. Ci si iscrive sul posto».
Ma il mondo delle marionette è ancora attuale?
«Certamente. Le marionette, con il loro sguardo fisso ed immutabile, esprimono degli archetipi ben precisi, che hanno una valenza ancestrale. In questo modo portano l’uomo a riflettere sulle sue radici, sulle sue paure e sui suoi desideri. Inoltre, è un mondo affascinante perché parla per simboli e lo può fare anche in modo dissacrante, senza che intervenga un’autorità a privare del gusto della risata. Ci muoviamo nel fantastico, al pari del mondo virtuale o dei film di fantasia. Le marionette appartengono al famoso “tempo mitico” di Mircea Eliade. Ci sono innumerevoli studi su questo».
Dunque, perché partecipare al Festival?
« È semplice: perché offriamo una ricchezza a misura d’uomo, che tocca gli spettatori, grandi e piccini, in modo ravvicinato».
Per info sul programma del Festival: Teatro dei Fauni www.teatro-fauni.ch
Email: fauni@bluewin.ch
tel. +41(0)79 331 35 56
Laura Quadri