Omaggio a Mario Soldati, narratore errante dell’Italia del Novecento
«Quella di Soldati è stata una biografia di tanti luoghi, ma altrettanto di molti mestieri, percorsa da un costante dinamismo creativo che si è tradotto in una produzione fluviale e versatile come quella di pochi altri autori del nostro Novecento», sono le parole scritte da Bruno Falcetto, professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli studi di Milano, e Stefano Ghidinelli, ricercatore di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli studi di Milano, nell’introduzione al loro volume Raccontare, riflettere, divulgare. Mario soldati e gli italiani che cambiano (1957-1979).
Al centro del volume è il Mario Soldati osservatore e narratore dell’Italia in cammino rapido verso la società dei consumi e del benessere – fin qui criticamente ancora poco indagato – con la forte varietà di forme e linguaggi grazie ai quali ha raccontato un ventennio di cambiamenti profondi del Paese e dei modi di vivere degli italiani.
Ma chi era Mario Soldati?
È stato uno scrittore e regista italiano dalle mille sfumature culturali. Soldati è stato un infaticabile viaggiatore che ha scoperto e fatto scoprire l’Italia ai suoi stessi abitanti, in momenti di grandi cambiamenti tra gli anni Cinquanta e Settanta.
Il mondo gli disse addio il 19 giugno del 1999, e oggi l’archivio delle sue opere è conservato al Centro Apice – Università degli studi di Milano: attraverso le sue carte, articoli, inchieste eno-gastronomiche, sceneggiature cinematografiche e televisive, corrispondenze e reportage, è possibile percorrere un tratto importante della vita culturale del Paese.
L’archivio Soldati consta di 181 buste contenenti oltre 3500 fascicoli. Le prime due serie che compongono il fondo raccolgono i documenti relativi ai romanzi e ai racconti. Seguono le serie sui reportage e gli articoli giornalistici: gli scritti per il «Corriere della Sera», per «Il Giorno» e per «La Stampa», manoscritti, dattiloscritti con correzioni e bozze. Ci sono le serie dei testi giovanili e di critica d’arte, quella degli scritti inviatigli in lettura da candidati scrittori, sceneggiatori e amici. Inoltre, l’archivio conserva anche le prefazioni ai libri, i testi per convegni, gli interventi politici, i documenti familiari e personali, e infine la corposa sezione dell’epistolario, con oltre 2500 corrispondenti, tra cui ristoratori locali, produttori agricoli e semplici lettori, spettatori e aspiranti attori, fino ai nomi più noti del panorama artistico internazionale, come Bassani, Longanesi, Bompiani, Mondadori, Bonfantini, Fellini, Visconti, Giachino, Noventa, Ansaldo, Greene, Furst, Cecchi, Moravia, Garboli, ecc..
Il libro, di Bruno Falcetto e Stefano Ghidinelli, mette in luce i tanti volti di un autore che cercava i confini per valicarli: la prima parte del volume – Mettersi in scena, scrivere gli altri: gli atlanti civili soldatiani – accoglie interventi critico-letterari su novelle, reportages, inchieste tv, diari-zibaldone: opere in cui Soldati ha saputo usare le rappresentazioni di sé per esplorare meglio un’Italia dall’identità sfaccettata e molteplice. La seconda – Chi siamo. Sensi, paesaggi, identità – evidenzia, con voci di geografi, antropologi, storici dell’arte e della gastronomia, quanto il nesso percezione/spazi/individui abbia definito le differenti modulazioni del suo sguardo. La terza parte – Mostrare gli scrittori: immagini per spiegare le parole – prende spunto dall’originalità con cui Soldati ha interpretato il sistema comunicativo dei suoi tempi e propone una riflessione sulle forme possibili di un discorso critico fatto non solo con le parole (mostre virtuali, atlanti, documentari di database, visualizzazioni). A questa prospettiva si ispira anche l’inserto finale Mario Soldati. Una ricognizione per immagini.
Il libro, edito da Skira, contiene gli atti del convegno organizzato da Apice nella primavera 2015.