Paolo Rossi torna al LAC: Pane o libertà. Su la testa

Paolo Rossi torna sul palco del LAC martedì 27 e mercoledì 28 ottobre alle ore 20:30, protagonista del suo nuovo spettacolo Pane o libertà. Su la testa.

Ideato durante il lockdown, lo spettacolo racconta fra parole, canzoni e musica, l’incontro fortunato con grandi maestri come Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Dario Fo, Fabrizio De André, rievocando storie che aiutano a resistere e a sperare.

Un lavoro che unisce con sapienza i toni della commedia dell’arte, commedia greca e stand-up comedy, facendosi prototipo di un modo diverso di fare teatro: un progetto che intende essere un’azione teatrale ad alta valenza sociale. Agile, dirompente, sfuggente alle definizioni di genere e duttile nell’allestimento scenico, Pane o libertà mescola la figura del primo Arlecchino, quello che possedeva il biglietto di andata e ritorno per l’Aldilà, a quella che fu poi una delle sue evoluzioni come intrattenitore popolare capace di spaziare dalle stalle al cabaret.

(Foto MoniQue Foto – Monica Condini)

“Il titolo Pane o libertà l’ho ripreso da un libro – spiega Paolo Rossi – Lo trovo molto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà”. Il sottotitolo, Su la testa, venne coniato dall’attore nel 1992 per la trasmissione che lo consacrò come “il più rock tra i comici italiani”.

Affiancato dalla band degli Anciens Prodiges (Emanuele Dell’Aquila, Stefano Bembi e Alex Orciari), Paolo Rossi si fa cantastorie rievocando i suoi sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a scegliere tra il pane o la libertà, o a non scegliere affatto.
“Sono storie di artisti – afferma Rossi – che per fortuna ho realmente incontrato nella mia vita. I maestri Jannacci, Gaber, De André, Fo e persino il fantasma della Callas; i comici del Derby e altri sconosciuti. Parlo di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello, che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico”.

I posti sono limitati e l’iscrizione è obbligatoria.

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