Da Praga – Primi segnali di crisi in Boemia e Moravia
Il sudore si mischia al vapore contro il panno che copre naso e bocca: una sensazione “umida” che ricopre e avvolge la parte inferiore del volto. Ogni respiro è un’impresa: chissà come fanno “quelli con la mascherina”, si pensa. E non dev’essere un pensiero che fanno in pochi: la Repubblica Ceca di mascherine non ne ha molte a disposizione. Tanto vale stare a casa e non rischiare: I “copri-faccia” che erano disponibili fino a pochi giorni fa ora sono esauriti.
Quelle semplici coperture elastiche, flessibili, sono altresì un lusso che i più prudenti e lungimiranti (specialmente gli anziani – teoricamente la categoria più saggia, ma al contempo più fragile) hanno acquistato giorni fa, prima dell’entrata prepotente del virus nel piccolo Stato dell’Europa Centrale. Questa, non toccata eccessivamente dal Covid-19, se comparata ad alcuni drammatici scenari ad Ovest.
In Repubblica Ceca – dove da giorni le barriere si sono alzate e il passaggio delle frontiere è diventato complesso e sconsigliato (per cechi e non) – sono oltre novecento gli infettati di coronavirus, meno di diecimila i tamponi effettuati (questi, scarsi o quantomeno insufficienti per fronteggiare lo stadio avanzato del contagio), in un paese di dieci milioni di persone
Il virus non è “razzista” e non guarda al passaporto: getta il suo contagio anche sulla rigogliosa Praga – epicentro, si capisce, della malattia – che negli ultimi anni ha accumulato notevoli successi economici (grazie, ricordiamolo, ai generosi fondi concessi dall’Unione Europea). I primi casi di Covid-19 nella capitale ceca sono stati registrati diverse settimane fa, quando operatori di taxi hanno iniziato ad avvertire i sintomi del grande flagellatore …
Amedeo Gasparini