“Renato Guttuso a Varese”: una mostra dedicata al maestro di Bagheria
È in corso fino al 6 gennaio 2020, l’esposizione Renato Guttuso a Varese ai Musei Civici di Villa Mirabello nel cuore della città. Curata da Serena Contini, la mostra presenta venticinque lavori dell’artista siciliano collocati nella splendida villa settecentesca all’interno dei Giardini Estensi. Colpisce immediatamente l’allestimento, attentamente pensato, che affianca alle opere del pittore, quasi tutte provenienti dalla fondazione Pellin, una serie di pannelli esplicativi e un cospicuo numero di documenti tra lettere e foto.
Il criterio espositivo è tematico; apre la mostra un pensiero di Guttuso rivolto a Francesco Pellin: «Oggi guardando la tua collezione rivive in me la sensazione antica, ed alla quale ero disavvezzo, di un’intesa, quasi una collaborazione tra il pittore e il collezionista».
Nella prima sala sono proprio esposti il ritratto di Francesco Pellin e della moglie Adriana; mi ha colpito in particolar modo la praticamente perfetta corrispondenza tra i ritratti e le foto dei due personaggi.
Nella stessa stanza si possono ammirare anche L’atelier, opera in cui Guttuso ci mostra dal vivo il lavoro o meglio l’arte della pittura, e Paesaggio di Ischia, un disegno in cui si può ammirare la sua abilità nel tratteggiare le figure.
Mi sono poi trovata nella sala successiva immersa in quella che fu una grande passione dell’artista: il mondo femminile. Campeggia in questa sala l’enorme tela Van Gogh porta l’orecchio tagliato al bordello di Arles. Un fatto storico che il maestro di Bagheria fa rivivere sulla tela: un omaggio alla vita di un artista tormentatissimo come Van Gogh. È anche un’opera che rivela la sapiente conoscenza di Guttuso dell’arte precedente: per la ricostruzione dei personaggi e dell’ambiente prese spunto infatti dalle opere di Toulouse-Lautrec e da quelle di Degas.
In una delle sale successive trova spazio un altro degli interessi dell’artista: lo sport con un acrilico su carta intelata che rappresenta un calciatore. Una riflessione di Guttuso accompagna l’opera: «Amo lo sport come un fatto di cultura […]. Lo sport come la cultura non fa che celebrare l’uomo: e insieme sono esaltazione della vita e della bellezza».
Proseguendo nel percorso, ho incontrato una delle opere che mi ha colpito di più della mostra: Il sonno della ragione genera mostri. L’opera fu dipinta dal maestro siciliano in occasione del tragico fatto di cronaca italiana della strage di Bologna, il 2 agosto 1980. Il quadro dalla resa profondamente inquietante, mi ha ricordato proprio per questo aspetto la Guernica di Picasso.
Le ultime sale sono dedicate in toto all’opera Spes contra spem. Sapientemente illuminati e commentati da didascalie, precedono l’opera vera e propria dieci schizzi preparatori. Alla fine del percorso è collocato Spes contra spem. L’enorme tela è sicuramente il pezzo forte della mostra.
Fanno capolino nel dipinto i ritratti dell’amico Nino Marcobi e dello scrittore Elio Vittorini.
È sempre Guttuso, in uno dei pannelli, a fornirci la chiave di lettura del dipinto: «Il significato dell’opera, se pure uno ce n’è per me, non è il sueño di Calderon [Calderon de La Barca, autore de La vita è un sogno], nel quale grandi e poveri vivono il sogno del loro presente. È, vorrebbe essere, la realtà della vita».
Una mostra che vale sicuramente una visita, una panoramica che ben fa comprendere l’opera del grande artista siciliano, interessante per gli appassionati, ma anche per chi vi si accosta per la prima volta.
Francesca Rossetti