Riflessioni sul trentennale della caduta del muro di Berlino
“Per visitare Berlino bisogna saper vedere anche quello che non c’è più e saper intuire una ingannevole realtà. Qui gli eventi sono cicatrici sul volto della storia, ma la loro capacità evocativa è intatta. A Berlino nulla resta più visibile di ciò che si cerca di cancellare”.
(Johann Bernhard Merian)
Sono passati ben trent’anni dal quel fatidico 9 novembre 1989, quando il muro di Berlino venne abbattuto: un muro lungo 155 chilometri, un muro che separava famiglie, amici, innamorati… ma più di tutto separava un popolo. Con la caduta di quella fitta parete di cemento, cambiò non solo la storia della Germania ma del mondo intero.
Il 9 novembre 1989… È una data iconica, un giorno di gioia e di riflessione, perché quella data ha mostrato a tutti i cittadini del mondo che le persone hanno prevalso sulla divisione politica. La riunificazione della Germania però non è stata così facile… perché nei decenni precedenti al crollo, molte persone hanno perso la vita, spesso in modo violento e brutale, in quello che fu un vano tentativo di attraversare una barriera che celava la libertà, o comunque una sfumatura di essa.
Ogni centimetro di quel muro ci insegna qualcosa: racconta chi c’è stato, chi ha tentato, ha lottato, chi ha sperato anche solo per un attimo in qualcosa o forse in qualcuno. Narra la storia non solo della Germania e del suo popolo, ma dell’intera umanità. Non per nulla, dopo la sua caduta, chiunque ha portato via un pezzo di muro: chi come souvenir e chi come un simbolo di vincita… una vittoria che in qualche modo tutti avevano vinto insieme.
Ma oggi… il mondo ricorda davvero cosa ha significato la caduta di quel blocco di cemento?
Le immagini di quel crollo restano ancora oggi, oltre che una testimonianza di grande valore, un atto di unione e di volontà. Non è una questione di capitalismo o comunismo, riguarda qualcosa di più profondo, di più forte, oserei dire assoluto: il potere. Non parlo di quello politico, ma piuttosto del potere della gente; sì, perché il 9 novembre 1989 la politica da ogni lato del mondo è rimasta in silenzio, è stata zittita davanti all’unione delle persone che quel giorno hanno compiuto qualcosa di eterno… hanno lasciato alle generazioni future una ricchezza inestimabile, ma soprattutto hanno dato una lezione: le barriere esistono e durano solo finché c’è una volontà politica di difenderle. Tolta la politica resta il popolo, restano le persone, resta la libertà di essere causa e principio del proprio agire. Protettore e protetto. Resta l’umanità.
Maria Elisa Altese