Scomparsa Cecilia Mangini, pioniera del cinema documentario

È scomparsa a quasi 94 anni la “donna di ferro” del documentario italiano, Cecilia Mangini, formidabile fotografa, inesauribile anima del dibattito culturale. Piccola, ironica, fragile all’apparenza, Cecilia è stata una vera pila elettrica nel suo instancabile spirito combattivo che l’ha vista in prima fila durante mille battaglie, ma sempre col tratto gentile del suo animo femminile e con una libertà di pensiero ancor oggi difficilmente imitabile.

Per tutto il mondo del documentario, della fotografia, delle associazioni dei cineasti Cecilia Mangini rimane un mito e un riferimento essenziale. Prima donna a girare documentari nel dopoguerra, sceneggiatrice di alcuni lungometraggi e di più di quaranta cortometraggi, in gran parte realizzati insieme al marito Lino Del Fra, ha esplorato con la sua macchina da presa l’Italia dalla fine degli anni Cinquanta fino ai primi anni Settanta, spesso volgendo lo sguardo al Sud Italia e alla Puglia, per cercare i rituali di una cultura antica che scompariva travolta dalle veloci trasformazioni imposte dal boom economico.

Le sue mostre fotografiche, i premi, le celebrazioni che si sono succedute incessanti nell’ultimo decennio non sono per Cecilia altrettante medaglie tardive: le appaiono come l’eredità che lascia al mondo come testimonianza quotidiana di un passato da ricordare, una radice culturale di cui l’Italia di oggi non può fare a meno. Per questo opere come La passione del grano, Domani vincerò, Grazia Deledda la rivoluzionaria – pescando qua e là nella sua produzione di oltre 40 titoli, tutti illuminati da una coerenza della visione e da una ricerca ossessiva della verità delle immagini – restano ancora adesso attualissime e la portano tra i protagonisti assoluti del cinema italiano. (Fonte ANSA)

n/a