Se il virus colpisce anche il senso di responsabilità
ll senso di responsabilità dà segni di fluttuazione alquanto percepibili e la casistica è ampia. Purtroppo molti, nella scorsa primavera, con il primo confinamento, avevano espresso la convinzione che l’epidemia, poi diventata pandemia, avrebbe cambiato in meglio la nostra società, rendendola più partecipe, altruista, solidale. Purtroppo stiamo assistendo a un peggioramento, documentato da molti sintomi. Lo stiamo constatando a occhio nudo anche in questa drammatica emergenza del coronavirus. Cruciale sapere che mondo vogliamo. Il forte senso di appartenenza al nostro Paese dovrebbe essere in questo momento più forte che mai. Vediamo invece che anche la politica vacilla, è incerta su quali decisioni prendere, di fronte al numero dei nuovi contagiati, dei ricoverati, dei decessi. Sono scelte che tolgono il sonno, anche perché la pandemia sta producendo una crisi colossale, con i conti dello Stato che per il 2020 presentano un rosso di 250 milioni di franchi e con uscite ben superiori agli incassi. Molti ambienti premono per una linea più “liberal” ai fini di evitare un disastro economico. Tutti accampano motivazioni valide: è un tiro alla fune drammatico. Qui c’è di mezzo la salute, con la fascia della terza età purtroppo più vulnerabile sotto gli attacchi di un virus che sta mettendo in ginocchio il mondo. Una vera tragedia è costituita dal numero crescente di famiglie in difficoltà e che non hanno più il pane assicurato. E il futuro si annuncia ancor più carico di preoccupazioni e di paure.
Fanno bene i politici ad appellarsi al senso di responsabilità di ogni individuo e della popolazione.
Sono sconcertanti certi comportamenti del tipo di quelli visti – per esempio – a Berna mentre era in corso a Palazzo Federale la conferenza stampa sulle misure da prendere a seguito della pandemia: manifestanti in piazza “No Mask” contro l’obbligo della mascherina, che con il distanziamento e l’igiene accresciuta sono risultati i mezzi più efficaci contro la Covid–19, in attesa del vaccino. Ma che rispetto si ha per il nostro prossimo? E per tutti coloro che a vario titolo – medici, infermieri in primis – per curare e salvare i malati? Siamo all’irresponsabilità che sfocia nell’incoscienza. Mi sento offesa come ticinese a sapere che in un supermercato, qui da noi, uno svizzero–tedesco che si rifiutava di portare la mascherina ha inveito rozzamente contro una cassiera che lo invitava gentilente a metterla. Il nostro senso civico si sta sbriciolando e sono briciole di un pane amaro se non ritroveremo il lievito decisivo dei valori e del rispetto di tutti per tutti.
Gabriella Pezzoni Borgnis