Si è spento Ingo Maurer, il designer dall’ironia gentile

Lucellino (1992)

Lampade fatte di cuori (One From The Heart, 1989), di ali (Lucellino, 1992), di carte giapponesi dove ognuno poteva lasciare un messaggio, una poesia, un pezzetto della propria anima (Zettel’z 5, 1997), di guanti (Luzy, 2018). Più che un designer e un imprenditore tedesco dell’illuminazione (aveva fondato nel 1960 la «Design M.» poi diventata «Ingo Maurer GmnH») Ingo Mauer, scomparso ieri 21 ottobre a Monaco di Baviera a 87 anni (era nato a Reichenau il 12 maggio 1932), è stato un vero poeta del design. Molto indipendente e pieno di un’ironia gentile e senza volgarità (Flatterby del 2016 è, ad esempio, un bulbo luminoso attorno cui ronzano dieci modellini di insetti, farfalle comprese).

Un poeta, che dopo aver lavorato come tipografo tra la Germania e la Svizzera e aver completato gli studi di grafica a Monaco, si era perfezionato (tra il 1960 e il 1963) a New York e San Francisco per poi tornare a vivere e lavorare nella «sua»Baviera, lasciando però una bella fetta del suo cuore (e del suo lavoro) in Italia. Dove restano famose le presentazioni delle sue luci per il «Salone del Mobile» di Milano: nel 2013 Mauer (Compasso d’oro nel 2011) aveva presentato allo Spazio Krizia il modello di un progetto per il parco d’arte brasiliano Inhotim (Flying Flames) «in forma di un lampadario lungo davanti ad una riproduzione dell’Ultima Cena di Leonardo». E sempre in Italia, in Maremma, a Usi, alle pendici del Monte Amiata, da quasi quarant’anni Mauer aveva la sua casa-rifugio.

Con le sue luci Ingo Mauer ha saputo portare il design al Moma, il museo d’arte moderna di New York (riaperto al pubblico ieri) e che nella sua collezione ospita tanti dei suoi sistemi d’illuminazione: da Gulp (1969) a Porca Miseria (1994), lampadario fatto di pezzi di porcellana cinese rotti, soltanto 5 esemplari all’anno, davvero unico. Come una poesia. (fonte: Corriere della sera/cultura)

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