Ticino e Lombardia: una storia che continua

Alessandro Bertoja, presidente dell’associazione consiglieri regionali della Lombardia

Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia (Giacomo Leopardi – Zibaldone)

Alessandro Bertoja, presidente dell’associazione consiglieri regionali della Lombardia, ha aperto il convegno su La città: ma quale?, svoltosi nella scorsa settimana alla sede della Regione a Milano. Noi, spiega, svolgiamo una serie di iniziative a livello culturale, ma questo è il primo convegno che trattiamo sul tema della città, territorio, sviluppo urbanistico. Nel suo discorso Bertoja ha rimarcato il connubio extraterritoriale anche tra Italia e Svizzera.
Ci spiega in sintesi? Il concetto – risponde – è che il territorio non esaurisce l’appartenenza e le potenzialità di collaborazione e le sinergie tra le diverse realtà. In modo sintetico si può dire che la Lombardia non esaurisce Milano e Milano non si esaurisce nella Lombardia. Va ben oltre, quindi tocca certamente e anche storicamente (e non solo in questo senso transeunte, ma in modo attuale) la realtà del Canton Ticino e con esso collabora. Perché il Contado e il Ducato non sono la Lombardia. D’altra parte anche il Cantone Ticino è molto tributario nel mondo del lavoro dei frontalieri, dei capitali e dei tanti italiani che sono andati a lavorare e magari oggi risiedono in Svizzera. A cominciare evidentemente da Cattaneo e venendo alle perduranti interrelazioni economiche, culturali, turistiche. Dell’intervento di Piero Bassetti, egli sottolinea poi questo concetto della fine della territorialità e del vincolo territoriale. È questo il salto di qualità che probabilmente stiamo vivendo, ma che non riusciamo a percepire in tutte le sue implicazioni. Ed è però l’ intuizione che sulla territorialità, con gli strumenti di comunicazione di massa di cui oggi abbiamo a disposizione, stiamo acquisendo una visione a-territoriale. E questo per paradossale che possa sembrare, unisce ancora di più i popoli. Tutto ciò per essere da un lato più Europa e poi per portare – come ha sottolineato Bassetti – l’Europa nel Mediterraneo. Questa conclusione è fondamentale. Portare sia tutta l’Italia in Europa, sia il Continente nel Mediterraneo. Una visione di lungo termine che esige collaborazione da parte di tutti per realizzare una città del futuro, perché le sfide di oggi non sono solo particolari e singolari, ma globali. Una sfida e assieme un’opportunità. La città multi identitaria perché di tutti, è una responsabilità di ognuno, eliminando l’ingiustizia che è il peggiore dei peccati sociali, come ha rilevato Paolo Monari. Lo sviluppo infatti purtroppo non è un mare che solleva tutte le barche, ha detto Franco Sacchi. È questo l’unico principio che ci permette di affrontare i conflitti nella trasparenza, salvaguardando ciascuno la propria storia e identità, senza irenismi, come una notte in cui tutte le mucche sono nere, bensì valorizzando le diversità e i talenti specifici. Anche se comunque la realtà resta assolutamente imperfetta, così come imperfetti siamo noi. Cavalchiamo cavalli selvaggi, ha rilevato Enrico Tacchi. E per questo c’è bisogno del contributo continuo e comune di tutti noi.

Corrado Bianchi Porro

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