Transiberiana, il libro

Come se si fosse chiuso un cerchio: prima il viaggio nel 2015 (Pechino-Mosca, più di 7000 chilometri, via terra). Dopo, il racconto, quindi lo spettacolo teatrale (il monologo che debuttò nell’aprile 2016 al Teatro Foce di Lugano, con protagonista Margherita Coldesina e il “Prologo” di Gianluca Niero, che era stato l’accompagnatore turistico sul treno Zarengold per il gruppo di italofoni, ticinesi e italiani, così da avere anche lo sguardo di chi per lavoro fa regolarmente questa lunghissima tratta ferroviaria) e ancora, sempre nel 2016, durante l’estate, il testo uscì a puntate sul Giornale del Popolo. Adesso torna in forma di libro, pubblicato da Alla Chiara Fonte di Viganello, con parti inedite: l’introduzione di Gilberto Isella, le traduzioni in russo di Tatyana Kochetova Palese e in inglese di Silvia Villa.

Pubblichiamo un estratto. Si riferisce al momento in cui, dopo aver passato il confine Cina-Mongolia, si sale sul treno e…

(…) Soprattutto, si fa la conoscenza di lei, la Provodnitsa. Se il treno ha un’anima è lei che l’incarna, la personificazione della Matuska russa. Se ne trova una o uno (esiste anche la versione maschile) in ogni vagone, dalla parte dove si scende o si sale. Presente 24 ore su 24 (nel nostro vagone ce ne sono due che si alternano, ma si assomigliano talmente che per giorni ho pensato che fosse la stessa, dotata di una sorta d’immortalità insonne…), un po’ in carne, con la divisa bianca da infermiera. Vigile, attenta, premurosa e severa al tempo stesso, appunto, come un’autentica “madre”. Dispensatrice dell’unica acqua potabile, di the e di qualsiasi altra cosa serva. Per ogni esigenza è a lei che ci si rivolge, di giorno e di notte, basta uno sguardo, un cenno per capirsi, anche senza lingua in comune. Appena arriva qualcuno, si alza e cerca di risolvere il problema. Possiede la chiave della felicità ferroviaria (quella dei servizi, della doccia, degli scompartimenti, dell’elettricità, quando manca e occorre ricaricare il cellulare che comunque funziona poco e male: fuori dal mondo…!, dell’aria condizionata: in effetti su questo punto qualche problema c’è stato, persino a lei non riescono tutti i miracoli, specie quando il treno è fermo). Controlla, pulisce, rifà i letti per il giorno e per la notte… Se qualcuno non si sente bene, sarà la prima a saperlo (a bordo c’è comunque anche un medico). Quando il treno fa tappa è anche la prima a scendere ed aiutare i viaggiatori. Resterà la custode dei nostri averi che lasciamo in cabina. Quando si deve risalire sulla propria carrozza dopo la visita, non c’è bisogno di cercare il numero, basta individuare lei, la si riconosce da lontano, ai piedi della scaletta, ad aspettarci, a sorridere, a prodigarsi in inchini. Alla fine, al momento degli addii (soprattutto dopo la dovuta mancia) ci avvolge, uno per uno, in un caloroso abbraccio, materno naturalmente… (…)

Transiberiana di Manuela Camponovo, con Prologo di Gianluca Niero, traduzioni in russo di Tatyana Kochetova Palese e in inglese di Silvia Villa, Alla Chiara Fonte di Viganello.

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