Ultimo giorno a Kyoto

Il castello di Nijō-jō

25 luglio – Lo dedico a recuperare alcune mete non comprese o non riuscite in precedenza. Partendo dal Nijō-jō, il castello che martedì era in parte non visitabile. Qualche delusione perché sono esposte riproduzioni. Consiglio di recarvi prima nel piccolo museo dove ci sono alcuni pannelli dipinti originali con gli uccelli e gli alberi di pino che simboleggiano la prosperità eterna, sono mostrati a rotazione. Quando poi attraverserete i vari ambienti potrete cercare di sovrapporli alle copie, meno profonde, troppo squillanti nei colori e negli sfondi privati dalla patina del tempo. Una delle sale è popolata da una serie di sculture inginocchiate. Mentre camminando a piedi scalzi si può udire chiaramente l’ “usignolo”, il suono che con una tecnica particolare produce il pavimento.  Di sala in sala… ma deliziatevi con i giardini…

 

Le faccine degli shintoisti

Poi mi sono fiondata a prenotare la visita guidata, interrotta dall’acquazzone, al Sentō Gosho con le formalità del formulario e del passaporto. Ho prenotato per le 13.30, cercando di anticipare la pioggia (che però è arrivata solo alle 18, nonostante le previsioni).

Nel frattempo mi sono recata al santuario non troppo lontano, in mezzo al bosco, Shimogamo-jinja, shintoista e quindi preceduto dai portali arancioni, ma anche da una serie di bancarelle gastronomiche. Ho provato una degustazione di Amazake a base di riso, ma non l’ho trovato particolarmente adatto al mio palato.

Sembra che ci fosse una specie di festa o sagra popolare, con la gente seduta sulle panche a mangiare. Finché masticano, il tutto mi è apparso poco mistico.

 

I taxi passano con estrema frequenza, mi è stato detto che il rosso denota il libero, il verde l’occupato, ma non vedo luci di qualsiasi genere… se si ferma vorrà dire che è libero… Ritorno quindi al Sentō Gosho, la seconda proprietà imperiale all’interno del Parco del Palazzo Imperiale, attraverso un percorso guidato (in giapponese) si possono ammirare i giardini e gli edifici che s’incontrano, stagni, ponticelli, case del tè, nella cui relazione si notano armonie e contrasti, natura e architettura, con quello spirito giapponese del manufatto che s’immerge nel paesaggio e viceversa.

 

Il Padiglione d’oro

E poi, cosa c’è ancora? Ma certo, non l’ho dimenticato, come potrei, uno degli edifici simbolo di tutto il Giappone, la cui vicenda è stata immortalata narrativamente da Mishima, il Kinkaku-ji, ovvero il Padiglione d’oro.

E la sua popolarità salta agli occhi, i numerosi turisti vengono invitati a scorrere lungo un sentiero, come capita solo con le opere d’arte di grande culto. L’edificio, ricoperto d’oro, distrutto dall’incendio del monaco nel 1950 e ricostruito, si può vedere sotto diverse angolazioni, riflesso nel laghetto e immerso nel verde… Bellezza, delicatezza, splendori puri.

Uscendo faccio una breve sosta ad una vicina Casa del tè, non proprio una cerimonia ma ci si accoccola sulle stuoie per sorseggiare un tè verde.

 

Il giardino zen Ryōan-ji

Prima della mia ultima tappa, anche questa simbolicamente popolare, si tratta del tempio con giardino zen, piatto, secco e misterioso, Ryōan-ji, appartenente alla scuola Rinzai. Siamo nel 1450.

Attraverso un giardino “normale”, si arriva all’edificio e a questo esemplare di filosofia zen, un rettangolo di sabbia su cui si adagiano le pietre-rocce, come isole alla deriva, girando intorno agli ambienti essenziali dominati dal vuoto, compare la solita acqua che uscendo da una canna cade a ritmare il silenzio.

Data la fama del luogo qualche turista in più qui c’era, ma mentre calava la sera, il posto così raccolto per un po’ mi ha accompagnato fuori dalla frenesia del mondo.

 

L‘ultima cena “kyotese” l’ho consumata in uno dei tantissimi locali della stazione, a base di Gyoza, ravioli che invece di essere cotti al vapore, come quelli cinesi, sono arrostiti sulla griglia.

Il sole oggi era bruciante e in albergo mi sono accorta che le parti di pelle esposte erano arrossate. Da brava turista in vacanza!

Un’altra annotazione. In giro si vedevano ragazzine in divisa, camicia bianca a maniche lunghe e gonna a pieghe. Troppo coperte per i trenta e passa gradi. Sono scolare. Forse hanno gli esami, perché ci sono le vacanze estive, una quarantina di giorni dal 21 luglio. L’anno scolastico inizia ad aprile e termina il marzo dell’anno successivo. Quindi, ho dedotto, si passa da una classe all’altra senza soluzione di continuità…

Domani partenza per Osaka.

Giappone 6. Continua

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