Un Giuseppe Verdi inconsueto: un ritratto attraverso le sue lettere

Giuseppe Verdi circondato dai suoi amici nella sua casa di Montecatini.

Tributo diverso dal solito quello di ieri al compositore italiano Giuseppe Verdi alla Fonoteca Nazionale Svizzera presso il Centro San Carlo di Besso. Marco Mai, collaboratore della rivista Musica e della RSI Due per la trasmissione Il ridotto dell’opera, ha infatti raccontato in questo primo incontro per il 2020 dell’associazione Ricerche musicali nella Svizzera italiana retroscena poco noti della vita del compositore. Come ricordato in apertura della serata, la presenza di un pubblico abbastanza numeroso, è indicativa di un vivo interesse verso la musica da parte di professionisti della materia, ovviamente, ma anche di cultori e appassionati.

Il ritratto di Verdi che Mai ci restituisce sulla base di documenti quali principalmente lettere, è quella di un uomo che nonostante vivesse tra Parigi, Berlino, Modena conservava profondamente radicato l’attaccamento a Busseto, il suo paese di origine. I carteggi rispecchiano però solo una minima parte di documenti scritti da Verdi; si tratta di una trentina di volumi di cui però è pubblicato solo il trenta per cento. Esiste infatti un archivio che è stato però sequestrato dalla Sovrintendenza per le battaglie legali tra gli eredi.

Della vita del compositore sono fondamentali due dati familiari: si sposò due volte essendo rimasto precocemente vedovo. Sposò infatti in gioventù la figlia di un notabile ed ebbero due figli; tutti loro morirono però purtroppo molto presto gettando per molti anni il compositore in una condizione di profonda tristezza e prostrazione. Fu poi l’incontro con la soprano Giuseppina Strepponi a segnare uno spartiacque nella vita del compositore. I due si conobbero a Parigi e da quel momento restarono insieme tutta la vita. Verdi decise di portarla con sé nel 1848 a Busseto che allora era un paese piccolissimo. La loro unione allora non era ancora ufficializzata, i due infatti non erano ancora regolarmente sposati e per questo motivo la loro relazione fu osteggiata dall’intera popolazione bussetana. I due ripartirono quindi per Parigi dove Verdi la presentava come sua moglie sebbene non avessero ancora convolato a nozze. Il musicista si aspettava comprensione almeno dalla sua famiglia e dai Barezzi che considerava la sua famiglia adottiva, ma non fu così. A questa situazione rispose con una lettera del 21 gennaio 1852 in cui dichiarava di non essere interessato all’opinione della popolazione di Busseto e con un certo astio per non essere stato nominato organista della chiesa del paese. Con la Strepponi si sposarono però solo nel 1851, in un paesino dell’Alta Savoia con solo due testimoni; ciò causò non pochi problemi per ritrovare il certificato di matrimonio. L’unica crisi tra i due si ebbe con la “comparsa in scena” di Teresa Stolz che a partire dal 1870 iniziò a frequentare regolarmente villa Verdi. Non è dato sapere se di Verdi fosse solo amica o tra i due intercorresse anche un rapporto sentimentale, tuttavia Giuseppina Strepponi fu costretta ad accettarne suo malgrado la presenza nella vita del marito. Il suo ruolo di primo piano, non venne però mai meno, era infatti una donna molto intelligente e con una grande capacità diplomatica: fu infatti proprio la Strepponi a risolvere una controversia economica sorta tra Verdi e l’allora proprietario della Ricordi, Tito.

Marco Mai durante la conferenza “I retroscena della vita di Giuseppe Verdi”, svoltasi alla Fonoteca Nazionale Svizzera.

Le entrate finanziarie del maestro erano molto consistenti: grazie a quelle il compositore poté comprarsi dei poderi a Busseto e costruirci una villa in cui fece erigere anche una chiesa secondo il desiderio della moglie. I terreni comprendevano anche un laghetto e qui si svolse il “famoso naufragio” di cui Verdi ci racconta in una lettera. Un giorno salendo sulla barca Giuseppina Strepponi mise un piede in fallo e ne causò il rovesciamento; a causa del peso delle sue vesti la donna fu trascinata a fondo, ma fortunatamente fu prontamente salvata dal marito. In realtà, come racconta il compositore, nel lago si toccava perfettamente, ma la moglie era stata presa dal panico e quindi aveva effettivamente rischiato di affogare.

Degli anni trascorsi alla villa restano molte divertenti caricature e molti aneddoti come il fatto che Verdi avesse molto piacere quando gli invitati godevano della sua ospitalità, che era forte nel biliardo, a dama e a bocce e non amava affatto perdere a carte.

Un approfondimento merita il rapporto tra Giuseppe Verdi e la Svizzera. Il compositore ebbe una lunghissima corrispondenza con la contessa Prati Morosini (il loro carteggio è stato anche presentato a Lugano). Nel 1855 visitando una mostra notò immediatamente lo Spartaco di Giuseppe Vela. I critici non sembravano apprezzare particolarmente l’opera, al contrario dei visitatori; nel raccontare le sue impressioni il musicista si schierò decisamente a favore dell’opinione popolare.

Da una lettera del 7 aprile 1886 emerge un simpatico aneddoto che riguarda il passaggio della dogana svizzera. Verdi scrisse il mercoledì precedente all’amico avvocato e politico Giuseppe Piroli per avere un lasciapassare alla dogana il lunedì e lo ottenne facilmente. Da questo aneddoto si deduce che il compositore quando voleva sapeva anche come far leva sul suo prestigio.

Aveva però anche un carattere piuttosto irascibile: quando il Ministro Broglio in una lettera adulatoria a Gioachino Rossini scrisse che dopo di lui musicalmente non c’era stato assolutamente niente, Verdi rispose restituendo la Croce di Italia (un’importante onorificenza italiana che poi fu convinto a riprendere) e con una lettera fortemente ironica al Ministro.

La serata si è poi conclusa con le domande di un pubblico attento e partecipativo; una conferenza con un taglio e una prospettiva differente e particolare che ha permesso di ricostruire un ritratto inedito del compositore italiano.

Francesca Rossetti

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