Un Museo da vivere

Il Museo delle Marionette di Michel Poletti a Lugano

Il Museo delle Marionette di Michel Poletti a Lugano.

Almeno un sogno avverato e di questi tempi non è poco. Michel Poletti insieme alla sua fida collaboratrice, musicologa e polistrumentista, Lucia Bassetti, ha presentato oggi ad un gruppetto di giornalisti il suo Museo delle Marionette. Un atrio, un paio di sale e una terza che potrà essere adibita a laboratorio ma, avendo dietro un cucinino, anche a buvette per gli artisti, in via Comacina 4, nella zona di Lugano dove si trovano anche diverse sedi di compagnie locali. La città che si vuol fregiare del titolo “morale” di capitale culturale del Ticino dovrebbe avere di meglio, ma tant’è… Gli spazi comunali, adibiti finora a mostre temporanee, sono stati ceduti all’artista che li ha arredati con espressioni fisiche della storia non soltanto personale. Manifesti, un calendario del 2001, personaggi che sfilano nelle più diverse pose, provenienti dalle produzioni realizzate da Poletti e da amici collezionisti che hanno iniziato a prestare figure d’epoca, appena la voce si è diffusa. Una marionetta che raffigura Daniele Finzi Pasca, omaggio al collega che ha sostenuto questo progetto, bauli che non mancano mai. Storie di programmi televisivi e anche di progetti mai realizzati. E si riconoscono il celebre Ubu, un Gianduja di Lupi d’inizio ‘800, la Geisha dalla Butterfly dei Podrecca, proveniente dal Museo di Budrio. Il Mozart rappresentato in tutte le fasi della sua vita dalla messinscena che Poletti gli ha dedicato, Pinocchio, Aladino, Robin Hood, il circo, l’ultima performance, la Sirena d’Irlanda (con musiche di Breschi), Faust, Guignol, e la mascotte ricorrente, quel Pulcinella viaggiatore, che diventa Polichinelle e Punch, tra Francia e Inghilterra, l’unico ad essere munito anche di gambe… Ma senza gobba nella versione di Poletti.

Museo delle Marionette

Particolare del Museo delle Marionette di Michel Poletti in via Comacina 4 a Lugano.

Scorrono memorie. Da Lugano al San Materno e ritorno. Del teatro asconese Poletti ha recuperato alcune stoffe, sipari che ora può di nuovo mostrare, documento e bellezza. Nella storia di questo genere ci si muove tra epoche, geografie e tecniche di movimento, tra bastoni, fili, guanto, luci psichedeliche, c’è spazio anche per giochi d’ombre e più oscure fantasie di fantasmi e altre apparizioni, dietro una tenda nera. Questa è un’anteprima, ma per il visitatore si pensa anche ad una colonna musicale. Poletti non vuole trasformare i suoi personaggi in oggetti inanimati da esposizione, in una sfilata nostalgica, questo deve essere un museo-teatro dove allestire esemplari mini spettacoli o scenette “un po’ come nel cabaret francese del dopoguerra”. E come detto, c’è uno spazio per l’atelier: “Perché oggi la gente non vuole subire passivamente, ma partecipare e guardare dietro le quinte”. Infatti laboratori di questo tipo organizzati in passato sono andati esauriti.

E come verrà aperto? “Per il momento su prenotazione e a gruppi di un massimo di sette persone.”

Previsioni per il futuro? Colpito dal lockdown, come tutti in piena attività, ha dovuto rinunciare alle tournée, mentre sul Festival delle Marionette, che dovrebbe tenersi dal 17 ottobre al primo novembre, pesa l’incognita delle frontiere essendo una manifestazione a carattere internazionale, dovrebbero arrivare anche dalla Russia, dai Paesi Bassi, dalla Germania. Ma come sarà la situazione fra qualche mese, difficile saperlo. Una data alternativa potrebbe essere a marzo 2021. E poi c’è la questione del distanziamento per una rassegna che ottiene spesso il tutto esaurito e che avrebbe un limite al Teatro Foce di una settantina di spettatori: “Si potrebbero fare più repliche, ma è difficile anche prevedere le rappresentazioni che tireranno di più”. Certa sarà un’organizzazione basata sulla prevendita, il pagamento anticipato online, il biglietto elettronico… In ogni campo il coronavirus ha accelerato l’utilizzazione della tecnologia e della rete in generale e tutti dovremo adeguarci. E poi c’è anche la nuova produzione Samovar, una vera e propria rappresentazione teatrale che attende ancora una sua collocazione per il debutto. In generale problemi c’erano anche prima, la pandemia non ha fatto che accentuarli, ad esempio per la mole della burocrazia sempre più complicata, sia per le ordinarie richieste di sovvenzioni, sia per quelle straordinarie del lavoro ridotto che però non viene applicato ai direttori, ai responsabili di teatro o di compagnie.

Un altro aspetto curioso che Poletti sottolinea è come i tempi nostri, dominati dall’ossessione a volte estrema del “politicamente corretto”, della paura di risultare in qualche modo offensivi senza tener conto delle contestualizzazioni temporali, porti a limitare tematiche, contenuti, ad una vera e propria censura o autocensura di favole classiche ad esempio, di storie che si riferiscono ad epoche diverse, in cui scene simboliche di violenza o soprusi nei confronti dell’altro, del diverso, non sono accettate perché applicate ad un’odierna sensibilità. Un altro modo incomprensibile di voler mistificare la storia e la tradizione.

Per le prenotazioni: musicateatro@palco.ch

Manuela Camponovo

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