A Un secolo al femminile per la Chiesa ticinese

«È un libro – quello di Maffezzoli – che riempie un vuoto che esisteva da tempo nella storiografia, una storiografia marginale e incompleta». Inizia con queste parole l’introduzione di Luca Saltini al libro di Luigi Maffezzoli, Donne che hanno fatto l’Unione. Cento anni dell’Unione femminile cattolica ticinese (1920-2020) (Armando Dadò Editore, 2021), presentato ieri sera, al Parco Ciani a Lugano, nel contesto di Chilometro zero, iniziativa delle Biblioteche cantonali e della Divisione della Cultura e degli Studi universitari, che si inserisce nella programmazione del LongLake Festival.

Quasi trecento pagine di storia, che ripercorrono il lungo cammino dell’Unione femminile cattolica ticinese, dagli inizi, negli anni Venti, al presente, attraverso un secolo, il Novecento, abitato dalle tensioni e dalle sfide più varie, tra cui quella di trovare un nuovo posto nella società alla donna. Colmare un vuoto storiografico, in questo senso, significa anche sfatare tanti stereotipi, ridimensionare tutte quelle narrazioni che nel tempo, quanto alla questione femminile nella Chiesa cattolica ticinese, sono andate sovrapponendosi e intrecciandosi, anche falsificando la verità storica: «L’anno scorso ricorrevano i 100 anni dell’Unione femminile. Mi sono detto che era ora di pubblicare qualcosa di serio al riguardo. Di queste donne, molte delle quali hanno fatto anche la storia del Cantone, mancavano ancora delle testimonianze concrete. Si è parlato, si è scritto, nemmeno sono mancati ottimi lavori circa le donne nel nostro Cantone, ma quanto al loro percorso di donne cattoliche, di fede, vi era una totale ignoranza. Bisognava, proprio su questo aspetto, riprendere il filo del discorso, come un atto di giustizia doveroso. La presenza di queste donne nella vita culturale e anche politica del Ticino, infatti, ha cambiato le coscienze», ha spiegato Luigi Maffezzoli.

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