Una Casa della letteratura con grandi finestre

Politici e letterati, nel lungo pomeriggio di ieri, hanno tenuto a battesimo la Casa della Letteratura a Villa Saroli di Lugano (v. Magazine della scorsa settimana), metafore e auspici si sono sprecati, del resto, il presidente di questo progetto, Fabiano Alborghetti lo ha sottolineato nel suo discorso iniziale: l’uomo è un animale simbolico… Le parole si sono dunque avvicendate attorno all’idea di casa e abitare nei suoi vari aspetti che dall’immaginazione, dal pensiero, sviluppano il concreto e viceversa, dal luogo e tempo alla lingua e letteratura, quindi all’identità e ai libri portatori di universi ed emozioni. Spesso è tornata la figura di una casa senza muri, con tante finestre per osservare e far entrare il mondo. Naturalmente è stato ribadito a più voci che non ci si vuole sovrapporre a quel fermento, quella ricchezza d’iniziative che già esistono. Quindi la via è quella delle sinergie, della collaborazione e confronto, della condivisione e del dialogo, tra il qui e l’altrove, per costruire legami che uniscano, verso sud, il naturale referente italofono, come verso il nord e già il coinvolgimento di un territorio francofono come il Vallese e la minoranza romancia ne sono la conferma.

un momento della manifestazione mentre parla Leo Tuor.

Spazio di apertura, d’incontro, di curiosità ma anche uno strumento per sostenere l’italianità come ha evidenziato ad esempio Marina Carobbio, italofona presidente del Consiglio nazionale, che ha fatto riferimento a come lei stessa si prodighi per promuovere la nostra lingua in quel Palazzo (ma le statistiche per ora non le danno ragione). Pelin Kandemir Bordoli, presidente del Gran Consiglio ha portato la sua esperienza tra lingua, traduzione e nostalgia, dalla Turchia alla Svizzera e ritorno in una espressività che è tanto peculiare quanto alla fine universale. Così anche Manuele Bertoli, Capo Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport: casa non come roccaforte, ma come centro di ospitalità, mentre il sindaco Marco Borradori ha visto questa Casa inserita nel vivace contesto culturale luganese, su un territorio già fertile di cui potrà contribuire ad arricchire il raccolto.

Dopo la politica, è toccato agli scrittori, ad iniziare da Fabio Pusterla, membro della commissione di programmazione, che è partito da molto lontano, dalla scrittura cuneiforme, dalle case per gli scriba, le prime scuole, per poi attingere ai libri dei suoi autori prediletti e mandare il messaggio di una Casa che sappia coltivare l’idea di una letteratura accogliente ma non pacificata, non accomodante, capace invece di costruire sulle rovine dei palazzi dei potenti, senza mai dimenticare il collegamento con la vita reale. Si sono avvicendati quindi con loro testi attorno al concetto di abitare, il vallesano Jérôme Meizoz, il romancio Leo Tuor, e gli italofoni Prisca Agustoni, Pietro De Marchi, Antonio Rossi, per terminare con Alberto Nessi, il cui scritto è stato letto da Elena Spoerl, essendo lui invitato alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna che ha come ospite la Svizzera. Anche qui i motivi di una casa con grandi finestre per osservare il mondo e che possa dare valore ad una letteratura autentica, non superficiale o delegata ad una lettura distratta…

Insomma, un po’ di ovvia retorica, tante ambizioni, discorsi di speranza. La strada è solo all’inizio, l’auspicio è che sappia essere veramente uno strumento di inclusione di tutte le voci e non rappresentante solo di una parte della cultura (alcuni malumori in questo senso li ha già suscitati e non a torto).

Complice la bella giornata solare, la manifestazione si è tenuta all’aperto, nel giardino della Villa, numerose le presenze d’oltre San Gottardo, anche con qualche inconveniente per chi cuoceva al sole e per chi, all’ombra, aveva invece un po’ di freddo… Però quel giardino è anche un  parco pubblico e, mentre di qua c’era il mondo dell’”ufficialità”, dei discorsi cerimoniali, accanto si sentivano gli schiamazzi dei bambini sulla giostra o in altalena, si vedevano persone passeggiare o sedute sulle panchine e la vivacità dei cani … Tranquillamente ignari. Ecco, aggiungendo metafora a metafora, questi due mondi sono già accostati, la Casa senza muri e grandi finestre è già una realtà, si spera che sappia veramente costruire legami e unioni, con tutti, non solo con gli addetti ai lavori e non solo con quella parte eletta a rappresentanza della cultura ticinese.

Manuela Camponovo

 

 

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