Vittorio Sgarbi racconta Leonardo da Vinci

«La sua mente era capace di tutto, le mani no. Da grande dilettante dell’arte, la perfezione è nel pensiero» – Vittorio Sgarbi.

Andrà in scena questa sera, al Teatro Sociale di Como (ore 20:30), lo spettacolo dedicato a Leonardo Da Vinci declinato dal critico dell’arte più caustico e comunicativo.

Dal 2015 Vittorio Sgarbi, insieme a Corvino Produzioni, porta nei teatri italiani i giganti dell’arte: prima Caravaggio, poi Michelangelo e ora Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla morte, avvenuta proprio in maggio, in terra di Francia. A seguire sarà la volta di Raffaello, la prima in giugno al Teatro Romano di Verona.

Per raccontarci Leonardo, Sgarbi ricorre a diversi autori, tra questi Giorgio Vasari, pittore, architetto e autore de Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550), contenente una serie di biografie di artisti tra Medioevo e Rinascimento. In particolare, a proposito di Leonardo, scrisse: «volse la natura tanto favorirlo, che dovunque egli rivolse il pensiero, il cervello e l’animo, mostrò tanta divinità nelle cose sue, che nel dare la perfezione nessuno altro mai gli fu pari». Non mancano delle riserve, del genio toscano disse infatti: «Trovasi che Lionardo cominciò molte cose e nessuna mai ne finí», e ancora: «si formava nella mente alcune difficoltà tanto meravigliose che con le mani, per quanto eccellentissime, non si sarebbero espresse mai».

Il ritratto dell’immaginifico genio inconcludente risuona anche in Sebastiano Serlio, il quale commentò che «se è vero che la teoria sta nell’intelletto, la pratica consiste nelle mani, et perciò Leonardo Vinci non si accontentava mai di quello che faceva e pochissime opere condusse a perfezione. Diceva spesso che la causa era questa: che la sua mano non poteva giungere allo intelletto» (Il secondo libro di perspectiva, 1551). Il tema della ricerca della perfezione da parte di Da Vinci ricorre anche negli scritti di Goethe, il quale nel suo Viaggio in Italia (1813-1817) così commentò: «Non si abbandonò mai all’ultimo impulso del proprio originario impareggiabile talento e, frenando ogni slancio spontaneo e casuale, volle che ogni proprio tratto fosse meditato e rimeditato. Dalle ricerche sulle proporzioni sino alle figure straordinarie e contraddittorie dei mostri più ibridi, tutto doveva risultare naturale e razionale».

Mentre autori, commenti e musiche originali di Valentino Corvino interpretate dal vivo si susseguono sul palco, la scenografia saccheggia le opere di Leonardo per metterle a continuo confronto con altri autori. Giganteggiano sul fondo della scena il Paesaggio con fiume, disegno di pochi centimetri (1473) conservato agli Uffizi a Firenze, e L’annunciazione (1472-75).

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