Vladivostok

Ponte strallato di Vladivostok

14/15 luglio – Intasata dalle auto e ci sarebbe tutto un racconto da fare sull’amore per le macchine giapponesi che però hanno il volante a sinistra, bizzarra nella sua planimetria distesa sull’acqua in modo tale da sembrare un arcipelago di terra ferma, l’architettura disordinata, spesso trascurata, tra palazzi d’epoca zarista, la monumentalità sovietica e gli svettanti grattacieli di ultima generazione, oltre naturalmente ai famosi ponti… Non so, non riesco a trovarne il centro, ma sempre si possono scoprire mete interessanti, come la Primorsky, galleria che offre uno spaccato dell’arte russa, ad iniziare da antiche icone, per poi svilupparsi in un discorso che dalla ritrattista del ‘700 arriva alle nature morte e ai paesaggi ottocenteschi, straordinarie le marine che occupano una bella stanza, con tavolo centrale e pianoforte, qui si dovrebbero tenere dei concerti, fino a qualche esemplare dell’avanguardia. Da visitare per l’itinerario e anche l’ambientazione. Tra i nomi più famosi RepinChagallKandinsky.

Nel pomeriggio un giro in battello mi ha permesso di vedere da vicino, passandoci sotto, questi colossi della tecnica ingegneristica che però francamente non riescono a provocarmi particolare entusiasmo, se poi la loro costruzione sottrae energie alla cura del tessuto urbano dove dovrebbe vivere la gente… Ma si sa, di questi tempi, anche le città investono sulla spettacolarizzazione appariscente.

Veduta dall’alto di Vladivostok

Oggi invece sono salita fino al Belvedere per ammirare il panorama dall’alto, nonostante la persistente nebbiolina, per poi scendere con la funicolare, che pare sia una delle attrazioni turistiche più gettonate.

Buona parte del pomeriggio invece l’ho trascorso al Museo Regionale Arsenev, più che all’esploratore di cui porta il nome, è dedicato alla storia del territorio, Primorye, di cui emerge bene quel coacervo di culture orientali che hanno poco da dividere con la Russia europea. Documenti e oggettistica, originale o riprodotta, ci narrano l’arte e le abitudini di vita di questa estrema propaggine, di guerre e di esplorazioni, con una disposizione accumulante che ricorda le camere delle meraviglie o comunque una impostazione vecchio stile. La collezione etnografica è particolarmente ricca e aiuta a capire meglio un territorio di cui in fondo si sa ben poco. Dal regno dei Bohai alla ricostruzione di un esemplare esploratore.

Nella brochure in lingua inglese, dove si parla anche della Rivoluzione, terminata con la conquista di Vladivostok, nel ’22, leggo questa frase: “Dopo l’ottobre 1917, 1.160.000 persone lasciano la Russia. La massiccia emigrazione del post-Ottobre divenne una grande tragedia per il paese, una irreparabile perdita per lo sviluppo intellettuale, politico, economico e sociale della società russa”. Decisamente i tempi sono cambiati.

Cena in un ristorante nordcoreano. Anche questa è Vladivostok.

 1 . Vladivostok

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